Esperto di Calcio

3 febbraio 2015

L'isteria del mercato invernale, un classico italiano

Un'altra sessione di mercato è andata in archivio. Come quasi sempre capita in inverno, a farla da padrona è stata la frenesia. Le squadre maggiormente in difficoltà hanno cercato le soluzioni migliori per aumentare la qualità senza sforare il budget. Il mercato che ne è scaturito è stato strano, a tratti incomprensibile dal mio punto di vista. Tutti hanno fatto qualcosa, ma molti non si sono fatti condurre da un filo logico serio, pensando in prospettiva futura.

Partiamo dalle prime piazze del nostro campionato. La Juventus di Allegri e Marotta non ha praticamente fatto nulla. Forte del vantaggio acquisito e degli ottavi di Champions già in tasca, la Vecchia Signora non ha investito pesanti cifre sul mercato. I tifosi, che sotto l'albero di Natale si aspettavano nomi come Sneijder e Shaqiri, si devono accontentare del prematuro approdo a Torino di Sturaro e del ritorno di Matri, preso in prestito gratuito per sostituire il partente "nababbo" Giovinco. Gli acquisti più importanti, però, sono stati messi a segno per giugno, quando in bianconero arriveranno Rugani, Zaza e molto probabilmente Berardi, tre dei prospetti più interessanti del nostro calcio.

La Roma di Garcia, che ha più volte dichiarato che lo Scudetto se lo cucirà sulle maglie, ha invece adottato una strategia molto diversa. Sabatini ha provato a migliorare la rosa fin da subito, sgravando le casse capitoline dall'ingaggio pesante di Borriello e facendo cassa con la cessione di Destro e del baby talento Jedvai. Garcia si ritrova ora con due nuove punte, il possente Doumbia e la freccia nera Ibarbo, per i quali fra costo del prestito e riscatto saranno investiti altri 30 milioni di euro. Spolli, Mendez e Pepin sono ad oggi il solo contorno alle grandi operazioni, che francamente lasciano da pensare. Investire 60 milioni di euro fra Iturbe, Doumbia e Ibarbo, non è stata una mossa vincente. Il mio è un parere del tutto personale, ma credo che con quella cifra si potessero prendere giocatori più decisivi, in Italia ed in Europa. Ai posteri l'ardua sentenza.

Il Napoli si è mosso invece con grandissimo anticipo. De Laurentiis è stato il primo a comprare ed il primo a fermarsi, regalando a Benitez Strinic e Gabbiadini. Al solito colpi mirati, per puntellare la difesa, orfana del lungodegente Zuniga, e l'attacco, che ha perso da alcuni mesi lo scugnizzo Insigne. Oggettivamente non solo acquisti che cambiano il volto della squadra, ma rinforzano un gruppo già solido e coeso. La strategia è quella giusta, perchè, a gennaio si tampona, non si costruisce.

Una filosofia che forse non è condivisa in quel di Milano, dove l'Inter e il Milan hanno messo in piedi una mezza rivoluzione per salvare una stagione iniziata con grandi proclami. L'obiettivo terzo posto, sbandierato dalle due proprietà, sembra oggi una chimera. Per esorcizzarla i rispettivi direttori sportivi hanno messo mano al portafogli e alla fantasia per rinforzare le rispettive compagini.
L'Inter è tornata quella dei tempi morattiani. Il ritorno di Mancini ha scatenato Tohir, poco incline ad investire con Mazzarri in panchina. E allora ecco approdare sulla sponda nerazzurra del Naviglio Podolski, Shaqiri, Brozovic ed il figliol prodigo Santon. Solo all'ultimo sfumano Rodholfo, Rolando, Diarra e Ledesma, a conti fatti una bella fortuna per l'Inter. La domanda vera è, come verrà finanziato il mercato di giugno? Secondo me con la cessione di Icardi, ma è solo una ipotesi.
Il Milan, che di soldi ne ha invece meno, ha puntato sulla solita abilità di Galliani. Cerci arriva in prestito in cambio di Fernando Torres, un ectoplasma in rossonero ed ora in ripresa a Madrid. Destro viene ingaggiato con la possibilità di pagare a giugno, Antonelli è il solito inspiegabile regalo di Preziosi, Paletta e Bocchetti arrivano a prezzo di saldo. Rapporto qualità-prezzo nemmeno così male, ma basterà a risanare una squadra alla deriva?

La Sampdoria, che tanto bene sta facendo, ha attuato una strategia poco chiara. Nonostante i tanti punti, Ferrero ha dato via ad una vera rivoluzione. Giusto cedere Gabbiadini, ecco il talentuoso Muriel ed il vecchio leone Eto'o, subito protagonista di un feroce screzio con Sinisa Mihajlovic. Munoz e Acquah a prezzo di saldo sono due tasselli in più per i "marinai", ma i veri colpi sono i giovani Correa e Bonazzoli, pronti a spiccare il volo nei prossimi anni.
Tutte queste operazioni sono finanziate dal Bologna di Tacopina, che ha fatto la spesa a Genova: Krsticic, Gastaldello, Sansone e Da Costa.

La Fiorentina, come ho scritto giorni fa, ha fatto un buon affare con Cuadrado. Diamanti e Salah non faranno rimpiangere il colombiano, dando alla "viola" la possibilità di investire pesantemente in estate, quando si delineerà meglio il futuro tecnico della squadra e si capirà se Pepito Rossi sarà ancora un giocatore su cui puntare forte.
Per il resto tanti movimenti e scarso interesse, perchè a gennaio la squadra non la puoi cambiare, la puoi forse migliorare o rinforzare, ma di sicuro non trovi l'affare della vita al prezzo conveniente.

Fra tutti i nomi che sono stati fatti, però, i direttori sportivi italiani non sono riusciti a cogliere alcuni affari interessanti che sono andati in scena in giro per l'Europa. Penso a Fletcher, che lo United ha svincolato e che si è accasato al West Bromwich Albion. Ma anche a Lennon, svenduto all'Everton, e soprattutto a Lucas Ocampos. Il gioiellino del Monaco è approdato all'Olympique Marsiglia, che ha tutte le intenzioni di provare fino alla fine a soffiare il titolo al PSG ed al Lione. Anche questo è il mercato di gennaio, gioie e dolori, speranze e insoddisfazioni.

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