Esperto di Calcio

5 maggio 2014

Storie calcio: Marc-Andrè Ter Stegen e l'emozione di un calcio che non c'è più

Una volta il calcio andava oltre il denaro, non veniva dominato da esso. I giocatori si identificavano con una maglia, con dei colori, ne divenivano un simbolo. Indossare la fascia di capitano era un privilegio, rendevano quel giocatore una leggenda, una icona.
Oggi non è semplice rivivere queste emozioni, pensare ad un campione che ama così tanto la sua squadra tanto da fondersi con essa. I vari Maldini, Del Piero, Zanetti e Totti sono esempi che stanno andando a perdersi, almeno in Italia. All'estero le cose vanno leggermente meglio, ma solo per squadroni come il Barça, il Real Madrid, il Chelsea o il Liverpool.

Ecco perchè vedere le immagini del saluto di Ter Stegen al Monchengladbach mi ha toccato davvero.



Marc-Andrè Ter Stegen è un estremo difensore giovane, forte e con margini di miglioramento enormi. E' nato e cresciuto a Monchengladbach, dove fin da piccolissimo ha avuto un solo chiodo fisso: il pallone. A quattro anni incomincia a giocare nella squadra per cui il papà fa il tifo, una nobile decaduta del calcio tedesco. Il Borussia Monchengladbach vanta infatti 5 titoli tedeschi, 3 coppe nazionali e la bellezza di due Coppa Uefa; ha annoverato nelle sue fila campioni veri, come Vogts, Kamps e Heynckes.
A fine anni '90 i biancoverdi di Germania toccano il punto più basso della loro storia, retrocedendo in Zweiteliga. Ma quando si tocca il fondo è il momento giusto per spingersi e risalire, e così il "Gladbach" punta forte sui giovani e sullo stadio di proprietà, inaugurato il 30 Luglio 2004.
Fra i giovani in questione anche un giovane portiere, classe 1992: Ter Stegen. Perno delle rappresentative giovanili, l'estremo difensore attira le attenzioni di mister Favre nel 2011, dopo aver già debuttato la stagione prima in Bundesliga. Le grandi parate, specie nello spareggio salvezza con il Bochum, consegnano a Ter Stegen la maglia da titolare, che da quel momento in avanti non mollerà più.

Il suo entusiasmo è travolgente, ed accompagna la fantastica cavalcata del Borussia nella stagione 2011-12, chiusa con un quarto posto impensabile ed una qualificazione ai play-off di Champions League. L'avventura nell'Europa che conta dura giusto il tempo di bagnarsi la lingua, ma il vecchio continente si è ormai accorto di questo portiere di talento, dal fisico scultoreo ed il cuore colorato di bianco e verde. Ecco perchè il Borussia Monchengladbach ed il giovane resistono alla corte di svariate squadre, fino a quando non è il Barcelona a farsi vivo. Troppo ghiotta l'occasione per Marc-Andrè, la società non si oppone e accetta la cessione, che si consumerà nel corso di questa estate. Per quasi tutti i calciatori, oggi, andare al Barça significa fama, successo e soldi. Li vedi in giro con macchinoni e tatuaggi ricordare al mondo che loro ce l'hanno fatta. Ter Stegen, invece, non ha gioito, almeno non pubblicamente. La gioia e la soddisfazione per aver dato una svolta alla sua carriera son state annebbiate dalla tristezza per lasciare casa sua. Ter Stegen è il Galdbach, nell'animo e nel corpo. Nel salutare la sua gente, i suoi compagni, si è lasciato andare in un pianto a dirotto. Questa è storia di un calcio che non c'è più e che a me manca, non sapete quanto. Ad un ragazzo così non posso che augurare ogni fortuna e tanti successi. Di talento ne ha da vendere, se avete dubbi chiedete a Muller, Messi, Shurlle e Van der Vaart, solo alcuni dei campioni ipnotizzati dal dischetto da Marc-Andrè Ter  Stegen, l'angelo di Monchengladbach.

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