Esperto di Calcio

22 marzo 2014

Storie di calcio: Patrick Kluivert, il tulipano nero

Tutti quanti abbiamo negli occhi le magie del Barça di Guardiola, a detta di molti "la squadra più bella e forte degli ultimi anni". Oggi, però, non voglio parlarvi delle imprese di Pep; ne di quelle di Vilanova o del Tata Martino. Voglio ricordare con voi la squadra del centenario, il Barcelona di Louis Van Gaal, che nel 1999 conquista la Liga. A guidarla non c'erano Messi, Iniesta e Xavi, ma i campioni, in Catalogna, non mancavano. Agli ordini del santone olandese, infatti, c'era capitan Guardiola; Frank De Boer, Louis Figo e, in attacco, un tulipano nero. Patrick Kluivert, fresco di trasferimento in Spagna dopo un'annata a dir poco opaca con il Milan, sarà l'ariete in grado di scardinare le difese iberiche, trascinando i blaugrana al titolo con i suoi 15 goal nella liga.

Nato e cresciuto in Olanda, Kluivert si afferma nella scuola dell'Ajax, fucina di talenti europea. Qui scala rapidamente le gerarchie, fino a conquistarsi il posto da titolare nella stagione 1994-95. A lanciare il talento di Amsterdam è un giovane ma vincente allenatore locale, Louis Van Gaal.



L'alchimia fra i due è totale. Kluivert ha un impatto pazzesco sul calcio che conta, chiudendo il primo anno con la maglia dell'Ajax con uno score da bomber consumato: 37 presenze e 21 reti. Niente male per un ragazzo di appena 18 anni. Il centravanti è uno che lavora duro, ha un unico grande obiettivo: rinverdire i fasti di Marco Van Basten, l'idolo di quand'era bambino.



Per farlo si affida anima e corpo al lavoro sul campo, ascoltando i compagni più esperti e il suo allenatore. I primi successi non tardano ad arrivare, tanto in Olanda quanto in Europa. Kluivert è, insieme a Litmanen, il finalizzatore di una squadra eccezionale, giovane ma già in grado di dominare il palcoscenico internazionale. Nel '96, in quel di Vienna, è proprio il talento tulipano a regalare ai lanceri la Champions League, trafiggendo con un goal di rapina Sebastiano Rossi. Il trionfo sul Milan chiude l'epopea del Diavolo e sembra dar vita all'ascesa olandese, con una generazione di talenti pronti a prendersi la scena.



"Se non conosci il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta". Galliani decide di rivisitare a modo suo il motto di Sun Tzu e nell'estate del 1997 si presenta ad Amsterdam con il libretto degli assegni. Riparte dall'Olanda con le tasche vuote, ma alla sua destra siede Edgar Davids; alla sua sinistra Patrick Kluivert. I due sembrano destinati a rinverdire i fasti dei grandi olandesi rossoneri, ma qualcosa s'inceppa. Davids vive ai margini e nel giro di sei mesi viene (s)venduto alla Juventus, dove ribadirà di essere un campione a tutto tondo. Kluivert vive invece una sorta d'involuzione offensiva, chiudendo la stagione con il magro bottino di 9 reti fra campionato e coppa.
Si sa, il Milan non t'aspetta. Così in estate la grande opportunità si chiama Barcelona. A volerlo è il suo mentore, Van Gaal, a cui è impossibile dire di no. In catalogna Kluivert ritrova il sorriso, ma soprattutto la vena realizzativa. In sei stagioni con la maglia del Barça si conquista l'amore e il rispetto dei tifosi, ricambiandoli con goal pesanti e di pregevole fattura. Guai a pensare a Kluivert come un mero finalizzatore, l'olandese era uno che dava del tu alla palla. Sapeva cosa fare e come farlo, si sentiva a suo agio in tutte le zone della metà campo avversaria.
Nonostante un fisico imponente, Kluivert era stato dotato da madre natura di piedi sopraffini e tecnica invidiabile. Uomo goal e all'occorrenza anche assist-man, Patrick è uno di quelli che vorrei sempre avere nella mia squadra. Sapeva fare tutto, e lo faceva bene. Giocava di sponda e faceva salire la squadra; finalizzava e dialogava coi compagni; era sempre lucido e in partita.



A Barcelona ha fatto coppia con grandi giocatori, integrandosi alla perfezione con loro. Dapprima con Figo; quindi con Rivaldo; infine ha fatto da chioccia ai giovani talenti Javier Saviola e Ronaldinho Gaucho, con cui instaura un rapporto d'amicizia profondo.
In catalogna vive da protagonista la genesi del grande Barça, salutando tutti nel 2004. Pian piano ha visto crescere tutti i più grandi talenti del calcio spagnolo, da Puyol a Xavi passando per Iniesta e Valdes.



Lascia il Barça in buone mani, a Eto'o Larsson e Messi, non proprio i primi tre passati per strada. I 120 goal segnati con i blaugrana gli valgono le ultime esperienze con Newcastle, Valencia, Psv e Lille, dove chiuderà la carriera nel 2008.

Oggi, impegnato con l'UEFA come testimonial, si gode la vita e le sue grandi passioni: il beach tennis e la pesca.





Il calcio, però, non lo ha dimenticato e resterà sempre nel suo cuore

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