Esperto di Calcio

11 dicembre 2013

Storie di calcio: Mario Jardel e quella doppietta monegasca

“Il campionato portoghese gli va ormai stretto. Jardel e’ maturo per cimentarsi in Spagna e Inghilterra, dove il gioco e’ egualmente aperto, ma anche in Italia poiche’ la sua stazza atletica lo garantisce nei frequenti contatti in area di rigore”.

Quando un campione come Eusebio si lascia andare ad un elogio del genere significa che qualcosa di veramente eccezionale lo hai fatto. Mario Jardel, in effetti, è stato per alcuni anni una forza della natura, un prodigio di tecnica, senso del goal e prepotenza fisica. In Portogallo ha segnato una caterva di reti, era inarrestabile. Eppure i grandi club europei lo hanno inspiegabilmente snobbato, lasciando che Mario finisse nel Galtasaray per raccogliere l’eredità di Hakan Sukur, lui sì passato per il Bel Paese con scarse velleità di successo. I più si ricorderanno di Jardel per la terribile ed imbarazzante parentesi anconetana, ma Mario è stato davvero un centravanti di straordinario carisma, talento e prolificità. La scarpa d’oro non la si vince per caso, il Real Madrid lo ha capito nella calda serata monegasca a sue spese.

Fra Real Madrid e Galatasaray, sulla carta, non c’è confronto. Da un lato i pluricampioni spagnoli, quelli che da lì a breve verranno soprannominati i “Galacticos”; dall’altra una squadra frizzante, ricca di entusiasmo e carica a mille dopo la vittoria in Coppa Uefa ai danni dell’Arsenal. I pronostici son tutti per gli uomini di Del Bosque, forti della vittoria in Champions League e con in campo il fuoriclasse portoghese Luìs Figo, strappato a suon di milioni agli acerrimi rivali del Barça. I turchi, orfani di Terim e Sukur, dovrebbero essere la vittima sacrificale, ma i detrattori non hanno fatto i conti con quello scafato mestierante del calcio di Mircea Lucescu e con Jardel, che nella notte monegasca trova una prestazione sublime.

Del Bosque si presenta al Louis II di Monaco con un nuovo scacchiere tattico. Abbandonate le due punte per l’infortunio di Morientes, il tecnico spagnolo schiera un 4-2-3-1 che ha lo scopo di esaltare i fantasisti alle spalle di Raùl, che ha ereditato la fascia di capitano da Fernando Redondo. Figo, Guti e Sàvio son giocatori completi, in possesso di grande tecnica, visione di gioco e senso del goal. Di Raùl ho parlato copiosamente nelle pagine precedenti e sarebbe superfluo ricordare che è un fuoriclasse. Casillas in porta è la solita garanzia, così come Roberto Carlos sulla fascia sinistra. La difesa è completata da Ivàn Campo ed Helguera al centro ed il camerunense Geremi a destra, che strappa a sorpresa il posto a Salgado, una scelta che ancora oggi non mi so spiegare. A centrocampo due “mastini” di livello, l’ex canterano del Barcellona Alberto Celades ed il francese Makelele, uno che non sarà ricordato nella storia ma che ha contribuito in maniera decisiva ai tanti successi del Real Madrid.

Lucescu schiera un Galatasaray inedito ma compatto. Taffarel rimane il portiere fidato, l’uomo d’esperienza in grado di guidare una retroguardia rigorosamente a quattro, con Popescu, Capone, Unsal e capitan Korkmaz. A centrocampo le geometrie e i tempi di gioco son dettati da un piccolo mediano, Emre Belozoglu. Il turco tocca il pallone come un brasiliano e ha le idee di un europeo, la prima volta che lo vidi pensai che fosse destinato a grandi palcoscenici, ma più avanti vedremo che il realtà la sua carriera non prenderà la piega sperata. Kaya ha il compito di “far legna”, i soliti Umit Davala e Okan Buruk presidiano le fasce, con il preciso compito di bloccare le avanzate dei fenomeni madrileni. Fra le linee l’eterno Giga Hagi in appoggio a Mario Jardel, uno capace di realizzare 130 reti in 125 partite con la maglia del Porto, non proprio la squadra dell’oratorio.

il Real Madrid prende l’iniziativa, confermando le previsioni della vigilia. Il Galatasaray, ben disposto a subire, si organizza per chiudere i propri spazi e affondare in contropiede in quelli aperti nel campo avversario. Celades e Makelele iniziano l’azione ma il gioco del Real diventa corposo ai lati, con un Figo prevedibilmente più ispirato di Savio, scelto in luogo di Santiago Solari, da sempre un mio pupillo. Le conclusioni del Real Madrid sono ben controllate da un attento Taffarel, nuovamente in versione “muro” come in quasi tutte le finali giocate in carriera.

La “Casa Blanca” non sfonda in mezzo e prova a trovare spazi con dei cross dal fondo, sempre preda di Popescu e Korkmaz, due monumenti per Raul e Guti, cui mancano chili e centimetri per duellare efficacemente nel cuore dell' area turca. Il Galatasary subisce ma non si piega e con la velocità di Okan e la precisione di Emre prova sempre più spesso ad uscire dal guscio. Hagi, indolente all' avvio, inizia con il passare dei minuti a carburare, facendo vedere alcuni colpi degni del suo soprannome. Il Madrid perde vigore e lucidità, il suo impeto va spegnendosi ed è proprio Hagi a prendere in mano la squadra. Il romeno suona la carica nel finale di tempo, sfiorando il goal con una punizione di rara potenza. Il missile terra-aria viene sventato da un superbo Casillas, che non può nulla sul rigore di Jardel. Il solito Ivàn Campo abbocca alla finta di Hakan Unsal, astuto a lasciare a terra la gamba. Sul dischetto va Jardel, che spiazza con la freddezza dei giorni migliori il giovane portiere spagnolo.

Il canovaccio tattico cambia poco nella ripresa, col Galatasaray che sembra controllare le sterili offensive del Real, simbolizzate da un incredibile errore di Raul, che calcia a lato un pallone a porta spalancata. Quando ormai la partita sembra avviata verso un inaspettato epilogo, ecco il rigore che non ti aspetti. L’arbitro punisce un involontario tocco di mano di Suat Kaya e sul dischetto va Raùl. Il campione spagnolo calcia forte e centrale, siglando il pareggio. La rete dagli undici metri esorcizza l' errore contro la Francia ad Euro 2000. Nel finale Guti e Umit sfiorano la rete con tiri dalla distanza, ma l’epilogo thrilling si consuma ai supplementari, dove vige la severa regola del Golden Goal.

Lucescu è una furia, salta e urla come un ragazzo di vent’anni; Del Bosque si gioca la carta Salgado per blindare la difesa. Nemmeno il tempo di trovare il corretto assetto tattico che il bomber brasiliano “purga” il Real Madrid con un goal di rapina. Jardel si avventa come un falco su un tiro-cross proveniente dalla destra, anticipando un Helguera distratto. Mario mette il corpo e allunga il piedone, trafiggendo Casillas senza scampo. Un momento per controllare il guardalinee e poi via la maglia, per correre a raccogliere l’abbraccio dei compagni ed una meritata Supercoppa europea.


Con il successo contro la più grande squadra del mondo, il Galatasaray conferma la sua fama di ammazza-Grandi d'Europa. Dopo il Milan (fuori da Champions e Uefa in un sol colpo) e l' Arsenal (trionfo in coppa Uefa ai rigori), i campioni di Turchia conquistano anche la Supercoppa europea, portando agli onori delle cronache Jardel. Uno dei più sottovalutati giocatore al mondo dell’epoca ha punito un grande club, scatenando per le vie del Principato la festa di diecimila turchi ebbri di gioia. 

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