Esperto di Calcio

30 dicembre 2013

Storie di calcio: il ritiro del guerriero, Edgar Steven Davids

"I don't think I am going to play any more because they are taking away the fun.
I think I know for definite now that the league is targeting Barnet. I don't know how many games we have played now but there is weird decision-making all the time. It is ridiculous, especially the first [yellow card] because everyone can see I cleared the ball. That was an absolute disgrace. The other one for the red card was also a disgrace.
I am a target … I want the team to do well. If you look at the red cards, some are definitely red cards and some are exaggerated. It is hard to complete our tasks when a lot of decisions are against you."


Dice addio al calcio uno dei centrocampisti più forti degli ultimi 20 anni, un mastino, un lottatore, un uomo vero. Nel rendergli omaggio e nel salutare uno dei miei idoli d'infanzia e gioventù, ripropongo la sua storia, fatta di gioie e dolori. Il racconto di un ragazzo nato per il calcio, con il cuoio nelle vene.

Da bidone a campione. Questa la storia in Serie A di Edgar Davids, il centrocampista che più di tutti mi ha impressionato quand'ero ragazzino.
L'olandese, approdato alla Juventus nell'inverno del '97, ha unito per anni tutte le caratteristiche che un campione del centrocampo deve avere. Era tignoso come Gattuso, tecnico come Guardiola, rapido come Hamsik e con la personalità del miglior Pirlo.
Lo ammetto, ero sportivamente innamorato di Davids, perchè non tradiva mai. Era il primo a suonare la carica e l'ultimo a mollare, anche quando tutto era perduto.

Nato e cresciuto nel vivaio più celebre del mondo, ha esordito con la maglia dello stesso Ajax. Ben presto diventa una colonna dei lanceri, collezionando titoli e successi. Non solo campionati olandesi, ma una Coppa Uefa ed una Champions League regalano ad Edgar il pass per il torneo più difficile al mondo: la Serie A.
E' il Milan a investire su di lui, portandolo sotto la Madonnina sfruttando la legge Bosman. A Milano Edgar deve diventare un pilastro del Diavolo, ma qualcosa non funziona. Poche partite e molte incomprensioni spingono il Milan a cederlo per soli 9 miliardi di lire (4 milioni di euro) alla Juventus di Lippi.
Arriva a Torino con la nomea del piantagrane e del don Giovanni (si vociferava in città che al Milan lo avessero allontanato i senatori per le avances alle loro signore, un pò un novello Gullit), ma si rivela tutt'altro. Subito lanciato in campo da Marcello Lippi, diventa un idolo della curva Scirea. Capace di abbinare corsa e agonismo all'eleganza nel tocco di palla, Davids ritrova la leadership che lo aveva contraddistinto ai tempi dell'Ajax. Insieme alle prestazioni arrivano titoli a ripetizione, fino a quanto un problema alla vista lo blocca per alcuni mesi.



Rientrato da un'operazione agli occhi per un glaucoma, inizia l'era del centrocampista con treccine ed occhiali. Davids recupera la forma in men che non si dica, e riscopre la sua continuità di rendimento unita alla grinta, all'abilità nel tackle e alla straordinaria tecnica individuale, che ne fanno uno dei migliori interpreti del suo ruolo di quegli anni.
Pelè, nel 2004, lo inserisce nella lista dei 100 migliori giocatori in attività, ma qualcosa di li a poco si spezza con la Juventus di Lippi. Così, nel gennaio 2004, viene ceduto al Barcellona, dove da spettacolo.
In blaugrana trascina i suoi ad una stagione esaltante, compiendo a fine anno l'unico errore della carriera. Laddove poteva restare un leader, decide di lasciare il Barça per approdare nuovamente a Milano, sponda Inter. In nerazzurro chiude di fatto la carriera, non riuscendo ad incidere come avrebbe potuto.
Pazzo per il calcio, non si arrende e lascia l'Inter per continuare la sua carriera con varie maglie: Tottenham, Ajax, Crystal Palace. Infortuni gravi (tibia e perone) non lo fermano, e così ancora oggi lo si può vedere in campo e in panchina nel doppio ruolo con i londinesi del Barnet, squadra militante nella Ligue Two britannica.

Un carattere spigoloso, unito ad un fantastico talento, hanno reso Edgar Davids un campione a tutto tondo. Impossibile non amare il mediano orange, Davids è stato un idolo ovunque abbia giocato. Un giorno, a Torino, l'ho incontrato di persona. Mai visto nulla di simile: un corpo statuario, gonfio di muscoli, con delle gambe abnormi e uno sguardo di fuoco.
Giocatori come Davids, tignosi e corretti, forti e dinamici, tecnici ed estrosi, sono la fortuna del calcio moderno, quello che gli amici di Esperto di Calcio ameranno sempre.

2 comments:

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