Esperto di Calcio

29 novembre 2013

Storie di calcio: il Parma dei fenomeni

Ho vinto le mie prime coppe della carriera. Finalmente anch' io posso dire di avere conquistato qualcosa. E ora voglio lo scudetto o la Champions League: questo Parma ce la puo' fare”.
Pienamente d’accordo con Gigi Buffon. Il Parma resta per me un mistero inspiegabile del calcio e dello sport. Era una squadra formidabile, zeppa di campioni, che ha raccolto molto ma molto meno di quanto avrebbe potuto. Non mancavano i giocatori, ne la società, ne gli allenatori, ne gli investimenti. Eppure i ducali non son mai riusciti a riempire la bacheca con un tricolore o una Champions League. Il crac Parmalat ha fatto il resto, spazzando via una delle squadre più belle e forti del mondo.
Nel raccontare la storia del successo emiliano, in quel di Mosca, voglio partire da un video. Qualche anno dopo, nel 2005, la Rai decide di proporre uno speciale sul doping nel mondo dello sport. I dirigenti dell’emittente di stato arrivano in possesso di un video, girato nell’hotel moscovita in cui il Parma è ospitato. Sette minuti in cui viene ripreso Fabio Cannavaro, difensore della Nazionale e futuro capitano, alle prese con una flebo. Lo stopper campano, all’indomani del putiferio suscitato da quel filmato, ha spiegato di persona di cosa si trattasse.
La flebo conteneva il Neoton che non risulta nella lista del doping. Forse la gente si è spaventata un po' per la flebo in se stessa, però in quella camera c'era allegria, un clima disteso, e quindi nessuno può pensare che si siano fatte cose strane, anche perché a riprendermi ero io. Non vedo perché sia stata fatta una trasmissione sul doping e fatto vedere un filmato di una flebo che non è doping. Non riesco a capire come il filmato, di cui io ho le cassette originali, sia andato a finire in mano alla Rai”.
Nessuno potrà mai dire che la vittoria del Parma, tanto netta quanto meritata, possa esser stata viziata da sostanze illecite. Ci sono stati controlli antidoping nel post-partita e nessun calciatore emiliano è stato trovato positivo. Ho voluto partire da qui per sottolineare, senza suscitare polemiche filo o anti juventine, quanto il doping nel calcio sia stato un falso problema. Per anni l’attenzione dei media si è focalizzata su questa tematica, quasi fosse il male del calcio. Eppure la vera piaga di questo meraviglioso sport non è il doping, come non sono gli arbitri. Sono l’ignoranza e la violenza, che purtroppo saranno protagoniste di una storia più avanti.
Della notte russa, nella splendida cornice dello stadio Lužniki, voglio solo ricordare le magie di Hernan Crespo, uno degli attaccanti più forti che io ricordi; i dribbling di Enrico Chiesa, i lanci di Veròn e la favola di Paolo Vanoli, l’ennesima dimostrazione che con impegno, lavoro e dedizione si va lontani.
Il Parma arriva all’appuntamento finale con una squadra fuori categoria. La difesa è un vero bunker, con gente del calibro di Buffon, Fabio Cannavaro, Sensini e Thuram. Il centrocampo può contare sui muscoli di Dino Baggio, la fantasia della “brujita” Veròn e la corsa di Diego Fuser. In avanti Malesani può schierare Crespo, non a caso capocannoniere del torneo, ed Enrico Chiesa, un tandem di fantasia e potenza, cinismo e concretezza. Il percorso dei ducali nella competizione è stato liscio, tranquillo. Superato con un leggero affanno il Wisla Krakow nei sedicesimi di finale, da quel momento in avanti una marcia senza sbavature. In fila vengono prese a “pallate” i Glasgow Rangers, il Bordeaux e l’Atletico Madrid. I francesi sono letteralmente umiliati al Tardini, con un 6-0 roboante, impreziosito da una doppietta a testa per i due centravanti parmigiani. Gli stessi attaccanti son poi protagonisti della splendida vittoria esterna al Vicente Calderòn di Madrid, dove l’Atletico è “matato” per 1-3. Con un percorso del genere è indubbio arrivare all’appuntamento decisivo con i galloni del pronostico.
L’Olympique Marseille è lontanissima parente della squadra che dominava in Europa grazie a Papin, Deschamps e Bokšić, ma rappresenta comunque un avversario temibile. Guidati dal campione del mondo Laurent Blanc, i francesi sono un misto di esperienza e sfrontatezza. Porato in porta e Blanc in marcatura sono i leader di una retroguardia che può schierare il futuro interista Domoraud (uno che a Milano cercano ancora oggi di dimenticare) e William Gallas, futura colonna del Chelsea. A centrocampo la stella è un giovane Robert Pirès, intorno a cui agiscono l’ex di turno Daniel Bravo ed il sudafricano Issa, un buon giocatore finito nel mirino delle critiche dopo due autogoal ai mondiali di Francia. L’attacco vive sulle spalle del mai rimpianto ex rossonero Christophe Dugarry e Fabrizio Ravanelli. I francesi sono arrivati in finale avendo la meglio sul Bologna di Mazzone, Kennett Andersson e Signori, con I felsinei arresisi solo a cinque dalla fine, estromessi da un goal di Blanc che sa di beffa. Dopo lo 0-0 del Velodrome ed il vantaggio casalingo di Paramatti sembrava fatta per un derby emiliano in quel di Mosca, ma l’esperieza del capitano transalpino ha fatto la differenza.
Il ruolino delle due squadre, dunque, parla chiaro. Il Parma è una squadra spumeggiante, bella da vedere, e con un attacco atomico. L’Olympique è invece compagine solida, ben strutturata dietro e cinica davanti. I marsigliesi, però, hanno grossi problemi. A Mosca non possono infatti schierare alcuni gicoatori chiave: Gallas, Luccin e la coppia d’attacco Ravanelli-Dugarry. Il reparto avanzato grava quindi sull’ariete lionese Florian Maurice, un prospetto interessante ai tempi delle nazionali giovanili che non è riuscito a confermarsi nel calcio dei grandi.
Nonostane sia decisamente più forte, il Parma parte piano, quasi sornione. Veròn fatica a prendere in mano il gioco e così il primo tiro in porta e' dei francesi. Il diagonale di Blondeau, che gioca avanzato come quarto centrocampista a destra, ballando tra Vanoli e Cannavaro, non può spaventare Buffon. Il Marsiglia s’illude di governare la prima fetta ma le trame dei bianchi transalpini non bastano per spaventare il Parma, il cui primo merito e' quello di non rintanarsi nella propria meta' campo. I ducali iniziano a carburare e non e' un caso quindi che dopo una blanca punizione di Veron, facilmente bloccata dal portiere, capiti a Crespo l’occasione da goal. Il centravanti argentino, ben smarcato da Chiesa, ha la palla giusta, ma la conclusione del numero 9 è troppo alta. E’ però lo squillo di tromba, il segnale che il Parma non dorme. A tradire i suoi è proprio Blanc, l’eroe stagionale fino a quel momento. Il capitano cerca di appoggiare di testa al portiere ma manca clamorosamente l'intervento, permettendo a Crespo d’inserirsi. Porato prova all’ultimo istante a frenare l’argentino con un’uscita disperata, ma il pallonetto di destro scavalca l’estremo difensore e gonfia la rete. Dopo una fase fin troppo lunga di studio la squadra di Malesani si sblocca definitivamente e da quel momento la partita è a senso unica. Graziato al 31' da una conclusione troppo alta di Veron, il clan dei marsigliesi affonda rapidamente, incapace di reagire dopo l’errore del suo uomo simbolo. E’ Paolo Vanoli, bravo a farsi trovare pronto su cross di Fuser, a insaccare il raddoppio prima che l’arbitro mandi tutti a riscaldarsi nel tepore degli spogliatoi.
Una innocua punizione di Bravo è l’unica reazione dell’OM, ormai in balia degli uomini di Malesani. I primi dieci minuti della ripresa sono un monologo gialloblu con Thuram, Crespo e Veròn vicini al terzo goal. Marcatura che non tarda ad arrivare, quando al 55’ Veron scatta sulla destra, e appoggia verso il centro.  Il velo di Crespo è degno di un centravanti consumato ed esperto, la botta di Chiesa sotto la traversa fa scattare l’Aida nel cielo di Mosca.
Il Marsiglia dimezzato dalle squalifiche e ormai fuori partita non prova nemmeno una reazione. Gli ultimi minuti della panchina del Parma sono un incandescente conto alla rovescia verso la meritata premiazione, sugellata dalla coppa alzata al cielo nel gelo moscovita da capitan Sensini.
Sembra l’inizio di un’era, di un’epopea che non arriva e non arriverà mai per il club ducale. Da Parma passano allenatori e giocatori di prima fascia, fuoriclasse in campo e fuori. Eppure ai gialloblu manca la zampata, il guizzo felino di un successo alla portata. Nel festeggiare i primi cento anni della società l’attuale presidente, Tommaso Ghirardi ha detto: “Qui è passato un pezzo del meglio del calcio internazionale. Anche oggi migliaia di tifosi sono accorsi allo stadio, dimostrando grande attaccamento a questa maglia. Non so se il più grande giocatore della nostra storia è stato Crespo, so che oggi il protagonista è il Parma. Non pensaimo al futuro, siamo una squadra che da anni sta facendo bene”.
Ha ragione, quella squadra ha fatto la storia, anche senza vincere uno Scudetto.



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