Esperto di Calcio

24 ottobre 2013

La strana coppia: Nuno Gomes-Mijatovic e quell'intruso brasiliano..

Correva l'anno 2001, la famiglia di Marta Russo non otteneva giustizia ed il regime militare di Milosevic volgeva al termine. Il governo olandese approva la legge sull'eutanasia; quello italiano risponde autorizzando la Fiorentina a schierare in avanti il tridente Morfeo-Mijatovic-Nuno Gomes.

In una Fiorentina ormai allo sbaraglio, orfana dei due storici leader Rui Costa e Batisuta, passati ormai ad altri lidi, le speranze della Fiesole erano riposte su personaggi poco rassicuranti: Domenico da Pescina, Pedrag da Pofgorica e Nuno Miguel Soares da Amarante.
Con la cessione di Rui Costa al Milan, infatti, i tifosi Viola hanno una sola certezza per la stagione ventura: Enrico Chiesa. Il ligure è attaccante esperto, navigato. Uno che ha confidenza col goal e non si lascia intimorire da nulla. Con lui a fianco persino quel pippero portoghese di Nuno Gomes, nella stagione appena conclusasi, era riuscito a timbrare il cartellino in 9 occasioni.
Mancini e i tifosi fiorentini, che stupidi non sono, sanno benissimo che solo Enrico può salvare la Fiorentina da una stagione anonima come un libro di Moccia, e chiedono rinforzi. Vittorio Cecchi Gori, però, riceve nel luglio 2001 il primo di una serie di avvisi di garanzia lunga quanto un papiro egizio. Il presidente fa dunque orecchie da mercante, intasca una palata di milioni dall'amico-nemico Berlusconi per portare in rossonero Rui Costa e parte per una rigenerante vacanza in compagnia di Valeria Marini. D'altronde nella sua cassaforte è stata trovata un'ingente quantità di cocaina, meglio rilassarsi un po' al mare finchè si può.
Fin dai primi allenamenti si capisce che il trend stagionale sarà apocalittico. In difesa la coppia Adani-Repka potrebbe tranquillamente essere assoldata da Equitalia; mentre sulle fasce Angelo Di Livio gioca con la consueta generosità ma è ormai costretto a festeggiare il compleanno con la monocandelina per mancanza di spazio sulla torta. Il settore mediano del campo porterebbe alla bestemmia pure gli Apostoli, scossi da una coppia composta da Sandro Cois ed il brasiliano Amaral, uno che sembra appena sceso da un peschereccio sul Rio delle Amazzoni. In avanti si attende la definitiva esplosione di Morfeo, ormai da sette stagioni in procinto di diventare un grande giocatore. Davanti, come detto, il solo Chiesa come baluardo. Mijatovic, arrivato insieme a Nuno Gomes a raccogliere l'eredità di Batistuta, è l'ombra del giocatore visto a Madrid. Lento, impacciato e con una pettinatura che nemmeno Al Pacino in Scarface, Pedrag ha trascorso il primo anno italiano a degustare i vini toscani.
La partenza della Fiorentina, nonostante un Chiesa in stato di grazia, è allarmante. Sconfitta dal Chievo, dal Milan e dalla Roma dell'ex Batigol, i Viola rimediano due sole vittorie contro Atalanta e Venezia. Proprio contro i veneti, però, la svolta della stagione. Il ginocchio di Chiesa fa crack, e le speranze di una stagione tranquilla vanno in fumo. Le sorti offensive dei toscani passano per i piedi del trio sopracitato, che ovviamente aiutano la banda Mancini a prendere la strada della retrocessione senza passare dal via.
Alla fine del girone d'andata i Viola sono in zona pericolo, con soli 14 punti in classifica ed una serie di risultati negativi contro le dirette concorrenti alla salvezza. Cecchi Gori pensa di svoltare la situazione, caccia Mancini e ingaggia Ottavio Bianchi, tecnico del secondo Scudetto partenopeo fermo da 7 stagioni. Sapendolo abituato a gestire personaggi del calibro di Maradona, i regali per il nuovo allenatore si chiamano Adriano Leite Ribeiro e Anselmo "spadino" Robbiati.
Adriano, che non è ancora il bestione da 110 kg che alcuni ricordano all'Inter e alla Roma, è un giovane di belle speranze. Approdato a Firenze via Inter, ha qualche kilo di troppo dopo i 6 mesi trascorsi a Milano all'ombra di Ventola e Kallon, non proprio Zico e Van Basten. Al cospetto di Nuno Gomes e Mijatovic, che non vanno in goal nemmeno contro gli allievi del Fiesole, Adriano sembra una leggenda del calcio. Ottavio Bianchi intuisce subito le sue potenzialità dopo una chiacchierata in trattoria, in cui il campioncino carioca fa fuori da solo due fiaschi di Chianti.

Inizia così il girone di ritorno, con la coppia Nuno Gomes-Adriano, pronti a festeggiare le reti ricordando i bei tempi andati in un portoghese dalla dubbia grammatica. Il trend, però, non cambia. La Fiorentina gioca male e racimola pochi punti, nonostante le bombe dalla distanza di Adriano, capace di smontare le mani al malcapitato portiere di turno con il suo mancino.
Purtroppo però, quando prendi goal da soggetti del calibro di Magallanes, Vugrinec, Scarchilli e Castroman, il tuo destino è segnato. Cecchi Gori prova l'ennesima carta a sorpresa e ad Aprile, tanto per buttar via ancora un po' di soldi, esonera Bianchi per affidare la squadra a Chiarugi. Luciano non è Mandrake e ovviamente può solo scortare la squadra ad una disonorevole retrocessione, stabilendo il record di 7 sconfitte nelle ultime 7 giornate di Serie A.
Con la retrocessione finisce l'incubo Viola per Adriano, che da li a poco incontrerà Cesare "pastore" Prandelli e Adrian "facciamo festa" Mutu in quel di Parma. Fortunatamente per i tifosi Viola, però, finisce anche per loro l'incubo della coppia Nuno Gomes-Mijatovic. Il portoghese, che in due stagioni ha segnato 14 reti, viene rispedito a Lisbona con un biglietto di sola andata. Ancora oggi, nei bar di Firenze, potete trovare fuori dalla porta la sua foto, subito sopra la scritta "io qui non posso entrare". Pedrag da Podogirca, invece, decide che è stufo di mangiare la fiorentina e bere brunello di Montalcino e si leva dalle scatole senza fare storie. Ad attenderlo c'è il Levante, squadra valenciana in cui chiuderà la carriera fra un litrozzo di sangria ed una paella come Dio comanda.

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