Esperto di Calcio

27 settembre 2013

Storie di calcio: El Payaso, Pablo Aimar

Pablo César Aimar Giordano (Buenos Aires, Argentina, 3 novembre 1979) è stato uno di quei giocatori pompatissimi in gioventù, arrivati in Europa come un "messia" e che poi non è riuscito a soddisfare le aspettative. Soprannominato in patria El Payaso, per via delle sue notevoli abilità nel fare giochi di prestigio con il pallone, Aimar ha stregato tutti gli argentini. In primis un certo Diego Armando Maradona, che quando il talentino albiceleste iniziava ad incantare in patria disse: "Aimar è l’unico giocatore per cui pagherei per vederlo giocare".
Classico enganche di scuola argentina, dotato di grande tecnica, maestro nella rabona, colpo con il quale segna e crossa, Pablo Aimar è stato uno dei tanti “eredi di Maradona” della seconda metà degli anni ’90. Insieme a Andrés D’Alessandro e Javier Saviola ha "illuso" l'intero mondo del calcio, risultando infatti un ottimo giocatore ma non il campione che in gioventù sembrava dover diventare.



Cresciuto nel vivaio del River Plate (nel quale entrò scelto da Passarella), esordisce 16enne in prima squadra, nel 1995. Nel 2000 vince il campionato mondiale under-20, in una squadra che comprendere il suo amico Riquelme, D’Alessandro, Saviola (11 goal) e Coloccini.
Nel 2001 arriva il sospirato traferimento in Europa: il Valencia se lo aggiudica per 24 milioni di euro, il trasferimento più costoso nella storia del club levantino. Si adatta subito agli schemi di Héctor Cúper, ed è in campo nella finale di Champions 2001, persa contro il Bayern Monaco.
Resta titolare anche con il nuovo allenatore Rafa Benìtez e contribuisce ai successi del Valencia nella prima metà degli anni 2000, partecipando anche alla sfortunata spedizione argentina ai mondiali di Corea e Giappone 2002.
Purtroppo la carriera di Aimar è stata tormentata da molti infortuni, dalla pubalgia e perfino da un attacco di meningite.
Nel 2006 lascia Valencia per il Saragozza (12 milioni di euro), dove gioca poco, sempre a causa degli infortuni. In squadra con lui c’è anche Diego Milito. Nel 2008 le loro strade si dividono, con esiti totalmente differenti: el Principe torna in Italia al Genoa, Aimar va al Benfica ingaggiato da Rui Costa per 6 milioni di euro.
A Lisbona Aimar comincia a vedere di nuovo il campo, a fare assist di rabona da 40 metri e viene convocato persino in nazionale da Maradona, finendo comunque escluso dalla lista dei partenti per Sud Africa 2010. Dopo l'ultima delusione nazionale, Aimar continua ad alternare buone giocate con la maglia del Benfica, salutando il vecchio continente nel 2013 dopo una bruciante sconfitta in Europa League, contro il Chelsea di Rafa Benitez.

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