Esperto di Calcio

9 luglio 2013

Dal 2006 ad oggi, quanti campioni hanno salutato il Bel Paese

La top 11 delle cessioni dal 2006 ad oggi? Ve la serve il team di Fantagazzetta!

Se fossi un pluricelebrato esperto di economia, forse, starei qui ad angustiarvi per righe e righe, decriptando le decine di motivi socio-macro-finanziari per cui, da un certo punto in poi, si può cominciare a parlare di vero e proprio declino del calcio italiano. Un termine, quello di cui sopra, che oggi si fa già facilmente digerire e di cui, invece, sino a pochi anni fa, si discuteva assai poco amabilmente, snocciolando cifre, dati, segnali e previsioni.
CrisiQuesta è la parola, invece, più diffusa e potabile dell'ultimo biennio. Un enorme magma di pochezza, che però - questo è certo, e gli esperti lo confermano - affonda le radici nella seonda metà del decennio antecedente al giubileo: roinoso periodo in cui, guarda caso, il calcio italiano raggiunse il massimo del suo splendore.

Gli anni '80 e '90, per le squadre di club e la Nazionale, mai così tanto avevano prodotto, nella misura delle vittorie nelle Coppe e nei tornei per Nazioni. Poi arrivarono gli anni 2000: quelli, peraltro, anche dei grandi sprechi e dei celebri fallimenti di alcune neo-grandi del pallone nostrano, che culminarono nel 2006. Lo stesso anno del più grosso scandalo calcistico che abbia mai avvelenato la Serie A ma anche della vittoria più bella e inattesa, quella di Berlino. Era evidente che, da lì in avanti, qualcosa sarebbe cambiato. Certo, ci fu il Milan che, nel 2007, si prese una rivincita stracolma di fragore contro l'odiato Liverpool, e l'Inter dello Special One che vinse tutto tre anni dopo, ma gli anni del declino vero e proprio cominciarono esattamente a cavallo di quella vetta. Anche e soprattutto in ambito di mercato: perché, a registrare con un minimo di cura la storia dei trasferimenti più clamorosi, dall'Italia verso l'estero, c'è proprio da iniziare in quell'epoca.
Oddio, prima ci furono altri addii altrettanto clamorosi: quelli di Vieri, ceduto nel '97 per 34 miliardi di lire all'Atletico Madrid, e di Zidane, sempre via Juve, a 29 anni pagato quasi 150 miliardi dei cugini del Real, che lo resero il giocatore più costoso della storia del calcio fino a quel momento. 45 furono invece versati, solo un anno dopo, nelle casse dei Moratti per Ronaldo: unici tre casi di spessore mondiale ad esser trafugati al nostro calcio a suon di frusciante, in quel periodo. Offerte vere, pazze, in almeno due casi su tre irrinunziabili anche da parte del più ricco dei nababbi: ben diverse da quelle che, negli anni a venire, avrebbero depauperato il nostro patrimonio tecnico.

12 maggio 2006. Calciopoli è una bomba già innescata, ed il Mondiale solo un sogno inarrivabile. L'intero campionato italiano, e non solo la sua frangia rossonera, viene scosso da una dichiarazione del presidente del Milan Silvio Berlusconi. «Shevchenko vuole andare in Inghilterra», inoltra come messaggio ai tifosi: e due settimane più tardi il trasferimento, quello d'un ex pluripremiato pallone d'oro, diviene realtà. Al Milan vanno la bellezza di 46 milioni di euro direttamente dalle tasche d'un fresco magnate del pallone come Abramovich, alla moglie del ragazzo Kristen gli improperi da parte di tutti i tifosi, ed a lui un bel carico di rimpianti che non riuscirà ad estinguere in alcun modo, nonostante il ritorno di fiamma del 2008. Poche settimane dopo, è il momento della Juve che, prossima alla Serie B, irradia in giro per la Liga - e non solo - il suo patrimonio tecnico, ed a cifre che, a ben vedere, sono anche minimali rispetto al valore reale dei tanti campioni che componevano quella squadra. 7 milioni per il futuro pallone d'oro Cannavaro, 16 per Emerson, tutti dal Real; con 20 milioni, invece, il Barcellona si porta via in un colpo solo Zambrotta e Thuram, i due spettacolari terzini della finale mondiale appena conclusasi. 
Eccolo lì, a cavallo dello scandalo di Calciopoli e del Mondiale azzurro, l'inizio, catastrofico, dell'esodo. Ma soprattutto della creazione del convincimento, da parte altrui ed esotica, che ogni stella di casa nostra potesse essere ceduta. 

Busserà poi la Bundes, alle porte della Serie A, per portarsi via quattro campioni del mondo come Barzagli e Zaccardo (20 milioni al Palermo), Toni (11 alla Viola) e Oddo (rottamato dal Milan): e sempre il Wolfsburg nel 2010 pagherà - inspiegabilmente, verrebbe da dire a posteriori - anche ulteriori 13 milioni, sempre a Zamparini, perKjaer.
E comincia, intanto, l'interesse della Ligue 1 nei nostri confronti. Quando il Bordeaux "intrappola" il Milan strappando a Galliani un diritto di riscatto a favore per Gourcuff per 'soli' 15 milioni, in molti esultano: non successivamente, quando il francesino si mostrerà tra i migliori tra i transalpini. Ma il vero ratto delle Sabine deve ancora arrivare, da parte dei cugini dalla 'erre' moscia: da quando gli sceicchi sbarcano a Parigi, difatti, un altro transfugo come Leonardo l'Araujo si porta via, nell'ordine, Thiago Motta per 12 milioni dall'Inter; Pastore e Sirigu per oltre 46, sempre a Zamparini; Menez dalla Roma per una decina; Ibrahimovic (che già era stato precedentemente pagato 50 milioni più Eto'o dal Barca nel 2009) e Thiago Silva per circa 62 milioni; Verratti per 12. Per non parlare del Pocho Lavezzi, per il quale 30 pippi vennero versati allo stesso De Laurentiis senza batter ciglio: ma della tratta Parigi - Napoli avremo ancora modo di parlare.

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Hanno tutti detto addio alla Serie A negli ultimi 7 anni (getty images)

Già, perché prima c'è da raccontare dell'addio più doloroso, quello che lasciò ferite insanabili nei cuori di tutti i tifosi rossoneri: e che fece anche più male di quello provocato dall'addio del cigno di Kiev. Perché è nel gennaio del 2009 che i nuovi sceicchi del Manchester City decidono che è arrivato il momento di acquistare Ricardo Kakà,all'epoca miglior calciatore del mondo, oltre che ex pallone d'oro. 100 milioni vengono offerti a Berlusconi, che prima nicchia, poi si fa glorificare dichiarando che il calciatore resterà, ed infine ne accetterà 'solo' 67 dal Real Madrid per salutare l'ultima delle sue stelle. Oddio, il City non resterà a guardare. Nei mesi ed anni successivi penserà bene di strappare Mario Balotelli all'Inter per 28 milioni, Kolarov a Lotito per 18 e Nastasic ai Della Valle per 16 più Savic.
Ma doveva ancora arrivare la madre Russia a far razzia di campioni in A. Ed ecco che nel 2009 Rosina passa allo Zenit per 10 milioni, nel 2011 Mimmo Criscito lo raggiunge per 11 e soprattutto, nello stesso anno, l'eroe nerazzurro del triplete Samuel Eto'o viene ricoperto dai soldi dell'Anzhi, e Moratti, di rimando, assolto da 27 petrol-milioni.
Di chi non ho ancora parlato? Beh, ovvio: d'un certo Alexis Sanchez, 'emigrato' sempre al Barcellona per la modica cifra di 38 milioni ai Pozzo; il promettente Borini, per 15 milioni al Liverpool, che poco tempo prima strappò per 20 alla Roma anche un certo Aquilani; Gaston Ramirez ceduto sempre per 15 al Southampton, oltre che il giovanissimo Pepito Rossi, all'epoca 20 enne, che il Parma non potè pagare allo United e che venne spedito, per 11 milioni, al Villareal; la stessa squadra che contestualmente ne pagò anche 9 all'Udinese per CristianZapata.
E vale solo la pena di citare, nonostante lo scarso valore del trasferimento - solo 8 milioni -, il passaggio di Wesley Sneijder, solo sei mesi fa, al Galatasaray: non tanto per la cifra messa sul piatto, quanto per ricordare che, anche in Turchia, c'è chi può permettersi il lusso di bussare alla porta delle strisciate e dettar legge.

Di quanti mi sto dimenticando? Tanti, forse tantissimi. Ma per l'enciclopedia storiografica del calcio rimandiamo a ben altre testate. Qui ci limitiamo a constatare. Ed a prender atto di quale e quanta sia la voglia, da parte del PSG, di piazzare sempre qui da noi un ultimo, folle colpo: Cavani, per 63 milioni al Napoli (più 7 da spartire tra Palermo e Danubio). Roba che rimpolperebbe e (non) concluderebbe la nostra immensa lista già entro la prossima settimana, aggiungendo un altro imprescindibile tassello alla top list dei tristi addii al calcio tricolore. 
Le conclusioni lascio tirarle a voi. Quel che mi limito a constatare è - giocando amabilmente di fantasia - semplicemente l'ipotetica top 11 dei calciatori che, negli ultimi 7 anni, hanno salutato la Serie A. 

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Un ipotetico, e forzato top 11 degli addi alla A dal '06 ad oggi (footballuser.com)

Metabolizzo a fatica la rabbia, analizzo le singole cause e concause, e resto in attesa di qualcuno di magistrale che venga a spiegarci i perché ed i percome siamo riusciti a farci sfuggire cotanto talento, ed in così poco tempo.
Una cosa, ad esser sincero, mi rincuora. Fateci caso: quanti di quelli che abbiamo già citato hanno, seppur in misura diversa, rimpianto il loro addio al Belpaese? Quanti vi sono prontamente rientrati? E per quale motivo molti di loro ancora oggi vengono di continuo assaliti dalla nostalgia, tanto da richiedere, seppur in misura diversa, di rientrare nel nostro campionato? Quante di queste cessioni, a posteriori, hanno mostrato d'esser estremamente convenienti, vista l'esperienza estera dei protagonisti? A queste domande si che so rispondere. Tante, quasi tutte.
Perché nel calcio, come nella vita, quel che è stato è impossibile da ripetersi. E nonostante tutto, di motivi per restare, o venire in Italia, ce ne sono ancora tanti. Più di quelli che i miscredenti del nostro calcio vogliono farci apparire.

1 comments:

Non te la prendere Daniele. Sono cicli (economici). Torneranno i bei tempi, nonostante la pochezza dei dirigenti del calcio italiano.

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