Esperto di Calcio

16 maggio 2013

La maledizione di Bela Guttmann colpisce ancora: Benfica, vincerai mai?

Fa parte del folklore calcistico mondiale, ma la maledizione di Bèla Guttmann è una delle più inquietanti anatemi che circonda il mondo dello sport. Anche ieri sera, a distanza di quasi 50 anni, il Benfica non è riuscito a scrollarsi di dosso quanto il suo ex allenatore gli ha augurato: non vincere mai più in Europa.
E' un peccato, perchè ieri i portoghesi avrebbero meritato. Al di là della grande parata di Artur su Lampard, ed il palo dello stesso capitano britannico, i rossi di Portogallo hanno giocato alla grande. Hanno corso, pressato ed espresso un bel calcio, venendo puniti dal cinismo del gioco all'italiana di Rafa Benitez. Proprio lo stesso gioco che ha portato il Chelsea a vincere anche la Champions lo scorso anno e che ora Mourinho dovrà riportare a Londra per non fallire.

Nel 1961-1962 il Benfica si rafforzò con l'ingresso in squadra in pianta stabile di un altro calciatore di origine africana, il mozambicano Eusébio (arrivato al termine della stagione precedente). Guttmann giocò un ruolo fondamentale nell'acquisizione di questi, giacché fu Bauer (suo giocatore al San Paolo) a segnalarglielo, dopo un incontro nella bottega di un barbiere. Si preoccupò inoltre di far ambientare il nuovo giocatore (allora diciottenne), incoraggiandolo e invitando i compagni a stargli vicino. L'inserimento dell'attaccante, che fu determinante in quella stagione, lo portò a cambiare in parte l'assetto della squadra, facendo in modo che la posizione di Mário Coluna venisse arretrata ed ottenendo una propensione offensiva ancora più spiccata.
La stagione cominciò negativamente. In forza della conquista della Coppa dei Campioni dell'anno precedente, il Benfica disputò la Coppa Intercontinentale contro il Peñarol Montevideo, perdendola dopo tre confronti (vittoria per 1-0 al primo, sconfitta per 0-5 al secondo e per 1-2 ai play-off); Guttmann litigò con la dirigenza accusandola di aver mal organizzato la trasferta, uno dei motivi che a fine annata lo portarono alla rottura col club.
L'allenatore lasciò poi tutti di stucco quando alla vigilia della semifinale di Coppa dei Campioni contro il Tottenham Hotspur annunciò che al termine della stagione avrebbe abbandonato il club, aggiungendo inoltre che avrebbe gradito allenare in Inghilterra; ma si trattava in realtà di una mossa volta a disturbare gli avversari col clamore destato presso la stampa, dacché la decisione era stata presa già da tempo. Il Benfica, dopo aver sconfitto gli inglesi in una difficile semifinale, giunse all'atto conclusivo del torneo per il secondo anno di seguito, avendo come avversario il Real Madrid di Puskás e Alfredo Di Stéfano. Il primo tempo si concluse col punteggio di 3-2 per gli spagnoli, ma nello spogliatoio Guttmann, davanti ai giocatori delusi, disse: «La partita è vinta. Loro sono morti». Nella seconda parte dell'incontro operò un cambiò determinante, assegnando a Cavém la marcatura di Di Stéfano al fine di privare Puskás dei rifornimenti; il Benfica vinse per 5-3, grazie anche ad una doppietta di Eusébio.
Il campionato fu concluso al terzo posto, e quando chiesero a Guttmann il perché della mancata vittoria, rispose sottolineando come il Benfica non avesse «il culo per sedersi su due sedie», frase che in Portogallo è divenuta celebre.
La conquista della Coppa dei Campioni lo indusse tuttavia a chiedere il pagamento di un premio, ma la dirigenza glielo negò affermando che nel contratto non fosse presente una clausola contenente tale previsione. Guttmann disse «Ho avuto quattromila dollari in meno per aver vinto la Coppa dei Campioni rispetto al Campionato portoghese. Nessun tentativo è stato fatto dai dirigenti per cambiare la situazione» e, come conseguenza, lanciò una maledizione:
« Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d'Europa ed il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni. »
Da quel momento la squadra ha perso tutte le finali di Coppa dei Campioni disputate. Il 15 maggio 2013 si consuma, infatti, l'ultima beffarda sconfitta in una finale europea, quella valida per aggiudicarsi l'Europa League: di scena all'Amsterdam Arena, la squadra portoghese allenata da Jorge Jesus perde all'ultimo minuto contro il Chelsea di Rafa Benitez, con il risultato finale di 2-1 per i Blues. Sembra resistere nel tempo, pertanto, l'influsso negativo dell'anatema scagliato dall'ex tecnico ungherese. Nel 1990, in occasione della partita Benfica-Milan che si giocava a Vienna, Eusébio pregò senza successo sulla tomba del suo ex allenatore. Guttmann aggiunse anche che era sua intenzione abbandonare il club per non poter allenare «quattordici commendatori», titolo del quale era stato insignito al pari dei giocatori da parte di Salazar grazie all'ultima vittoria, e che «la terza stagione è quasi sempre mortale per un allenatore».

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