Esperto di Calcio

31 gennaio 2013

Cavani: "Abbiamo più fame della Juve"


Che strano vederselo di fronte con la chioma raccolta e coperta da un cappellino di lana. In compenso quel sorriso stampato sul volto, che ne accompagna il saluto, appare ancora più solare, mette a proprio agio l'interlocutore. E' sereno, Edinson Cavani, felice per il momento che sta vivendo e per la convinzione, sempre più forte, che qualcosa d'importante accadrà da qui a metà maggio, quando si concluderà il campionato. Sì, diciamocelo subito, lui nello scudetto ci crede. E si rifà ai numeri per avvalorare il suo pensiero e ad una classifica che vede il Napoli a meno tre punti dalla Juve e, quindi, dal primato. Scudetto, e poi? Poi parlerà anche del futuro, dei giovani, del confronto con i campioni d'Italia. Ma, prima di ogni altra cosa, c'è l'attualità del mercato che racconta di un colpo di scena incredibile: il ritorno di Mario Balotelli in Italia. La serie A ritrova un grande protagonista: condivide? «Balotelli darà una grossa mano al Milan, certo lui ha il suo carattere, ma sono convinto che migliorerà. Se si concentrerà solo sull'aspetto calcistico, sarà importantissimo per il club e per il campionato. Con il suo acquisto, il Milan potrà competere per lo scudetto, anche se gli servirà una maggiore continuità nei risultati. Finora ha vissuto una stagione alterna, ha incontrato qualche difficoltà ma, per il potenziale tecnico di cui dispone, può tornare competitivo». Una situazione simile la sta vivendo pure l'Inter... «Si, ma è quarta in classifica. Anche lì la qualità non manca. Io non la perderei d'occhio». La politica dei giovani sta caratterizzando il presente di moltissimi club, il Napoli disputerà la finale di Coppa Italia Primavera. C'è un ritorno importante dei settori giovanili: può essere questa la strada per rimediare ai danni causati dalla crisi economica? «Credo di sì. In Italia ci sono tantissimi ragazzi interessanti che stanno dimostrando di avere qualità incredibili. El Shaarawy, tanto per citarne uno, oppure Lorenzo Insigne, giovani che meritano l'attenzione dei rispettivi club. Io sono convinto che, nel giro di qualche anno e con la crescita di questi ragazzi, il calcio italiano diventerà il più importante del mondo. E' interessante come anche le grandi società si siano convinte che il prodotto proprio può essere migliore di quello che viene loro offerto dal mercato». L'entusiasmo per il secondo posto ha contagiato tutto l'ambiente: ritiene che il progetto Napoli possa completare la prima parte quest'anno, arrivando allo scudetto? Sono trascorsi 23 anni dalla conquista dell'ultimo titolo... «L'opportunità è importante e non possiamo ignorarla. D'altra parte, i numeri dicono che il titolo è alla nostra portata. Ce la possiamo fare, certo, e lotteremo fino in fondo per riuscirci. Qui ci sono motivazioni straordinarie, un entusiasmo difficile da controllare, talvolta. Meno male che la squadra è concentrata. Noi vogliamo coltivarlo questo sogno. Poi, a fine campionato si vedrà». Gli eventi degli ultimi giorni raccontano di una Juve nervosa e discontinua nei risultati. La contestazione all'arbitro Guida, dopo la gara col Genoa, costa 6 giornate di squalifica: ritiene che si possa parlare di crisi? «No, ma quale crisi! E' soltanto un momento di scarsi risultati. Loro hanno ottimi giocatori che possono fare la differenza, sempre. Però dovranno essere bravi a gestire le pressioni: sanno bene che alle spalle hanno squadre come Napoli, Lazio ed Inter, pronte ad aggredirli». Che cosa ha in più il suo Napoli rispetto alla Juve? «Una grande fame di successi, la stessa che hanno avuto loro lo scorso anno. Forse proprio quello che c'è mancato nel recente passato, mentre adesso stiamo dimostrando di avere davvero quella determinazione che serve per vincere. Di sicuro, ai nostri antagonisti non invidiamo nulla, abbiamo un organico di primo livello ed uno staff tecnico eccezionale. Dunque, tutto dipenderà da noi. Dobbiamo convincerci che nulla ci è vietato». Manca un mese allo scontro diretto: le capita di pensare a quello che potrà succedere il 1° marzo? In città non si parla d'altro che di questa partita che si giocherà al San Paolo. «Vorrei arrivarci con una classifica tale che quella sfida dovrà diventare determinante per il primo posto. Già da qualche settimana si sta parlando di questo evento, la gente è entusiasta e tutto ciò ci trasmette una grande carica». La metamorfosi tecnica è stata straordinaria, dal giorno dell'arrivo a Napoli, la sua crescita è stata devastante al punto tale da essere ritenuto tra i migliori attaccanti al mondo: che cosa è cambiato, Cavani? «Ho lavorato tanto per migliorarmi, sono sempre stato convinto che l'impegno avrebbe pagato, alla fine. E così sono diventato Cavani». Chi tra gli attaccanti del nostro campionato può insidiarle il primato della classifica dei cannonieri? «Nessuno (e sorride divertito ndr). No, sto scherzando, ovviamente. Il vincitore sarà uno tra Di Natale, El Shaarawy ed il sottoscritto anche se non trascurerei Milito». Parliamo del futuro. Crede che potrà bastare la clausola rescissoria di 63 milioni di euro per smontare le intenzioni di chi starebbe pensando di acquistarla? Arsène Wenger, tanto per citare chi si è già esposto, è uno di questi. Ma si parla tanto anche del Manchester City e del Real Madrid. «Se un club ha un progetto preciso e vuole puntare su di me, non può spaventarsi dinanzi a questa cifra. Io per adesso non ci penso, poi sarà la società a valutare il da farsi». Ma sarà lei ad avere l'ultima parola, glielo permette la clausola. «Sì, ma molto dipenderà dalla proposta che mi farà il presidente a fine stagione. Io qui sono felice, Napoli mi ha dato tanto ed io cerco di ripagare. Ne riparleremo». Dica la verità, le è mancata la Champions League? «Sì, abbastanza. Ho provato delle emozioni uniche lo scorso anno. Roba che resta dentro, che ti dà esperienza e fiducia. Ci ha fatto crescere in prospettiva campionato ed Europa League, perché anche questa manifestazione è diventata interessante». Lei vuole sempre giocare, ha chiesto di essere in campo sia in Coppa Italia, sia nelle ultime tre gare del girone di Europa League, oltre al campionato: lo farà mica per battere il record personale di reti stagionali (33)? «Io voglio giocare sempre, perché me la sento, sia fisicamente sia mentalmente. E' chiaro che poi decide Mazzarri ed io ne rispetto la volontà anche se gli faccio capire che voglio giocare». Che effetto le fa sapere che c'è un'intera città che le ha affidato le speranze per rivincere lo scudetto? «Non avverto pressioni, ma la responsabilità di ripagare i tifosi per l'affetto che mi dimostrano. Il mio impegno è quello di prepararmi al meglio per dare loro ciò che meritano. Sono tranquillo, non vivo solo di calcio, mi piace molto dedicarmi alla famiglia, a mio figlio Bautista. Tra poco diverrò un'altra volta padre: sarà un altro maschietto che chiameremo Lucas». Ogni club ha il suo calciatore-bandiera: potrebbe essere lei quello del Napoli? «Non lo so, però se un giorno dovessi andare via, a giocare altrove, mi piacerebbe se venissi ricordato come un giocatore che ha dato tanto a questa città e a questa società».

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