Esperto di Calcio

11 novembre 2012

Football Star, El Matador: Marcelo Salas

Tutti gli amanti del calcio guardano Cavani e non possono che rimanere estasiati dai goal e dalle giocate del "Matador". Ma i più attenti cultori di questo sport sanno bene che il primo e vero Matador, in Italia, è stato il cileno Marcelo Salas.

José Marcelo Salas Melinao nasce a Temuco (Cile) il 24 dicembre 1974 e fin dai primi anni di vita ha un pallone fra i piedi. Cresce nelle giovanili delSantos Temuco FC, squadra della sua città natale. Nel 1991, a 17 anni, viene ingaggiato dalla squadra più importante del paese: l'Universidad de Chile. Con i "Chunchos" debutta in campionato appena ventenne, nel 1994. Nonostante la giovane età, Salas ha una spiccata personalità e un innato senso del goal. A fine anno realizzerà ben 18 reti in 25 presenze, guidando la squadra al titolo di campioni. Le sue prestazioni gli valgono la convocazione in Nazionale, con la quale debutterà il 18 maggio 1994 in un'amichevole contro l'Argentina di Diego Armando Maradona. Il debutto è da campione vero, Salas realizza infatti al 75' la rete del 3a2, pareggiata poi all'82' dall'albiceleste Ruggeri. Con la maglia del suo paese disputerà 71 partite, molte delle quali in coppia con Ivan Zamorano. I due comporranno un duo di straordinaria effiicacia, apostrofato in patria "Sa-Za". I due guideranno i cileni al Mondiale 1998, prima apparizione del Cile ad una fase finale di una coppa del mondo.
Dopo tre anni e 49 goal (in appena 62 presenze), il campionato cileno inizia a stare stretto al giovane bomber, che intanto si fa conoscere come "El Matador". L'origine del suo soprannome deriva dal suo particolare modo di esultare, inchinandosi davanti ai suoi tifosi come un torero.
Nel 1996 approda in Argentina, dove il River Plate lo acquista per 3,5 milioni di dollari. L'inserimento in Argentina non è dei più semplici, ma Salas non si perde d'animo e mette a tacere i detrattori. In due stagioni guida i "Millionarios" alla conquista di due titoli di "Apertura" ed un "Clausura" realizzando 24 reti in 53 presenze.
Le sue prestazioni convincenti, tanto con la maglia del River che con quella del Cile, convincono la Lazio di Cragnotti ad acquistarlo per una cifra vicina a 17 miliardi di lire. Salas vive l'apogeo della società biancoceleste, contribuendo alle più prestigiose vittorie: Scudetto, Supercoppa italiana, Coppa delle Coppe, Super Coppa Uefa e Coppa Italia. Storico il suo goal contro il Manchester United, che regala alla Lazio la Supercoppa Uefa nel prestigioso palcoscenico di Montecarlo. Con Mancini componeva un tandem offensivo di impareggiabile valore, anche grazie al supporto di Veron e Nedved alle loro spalle. El Matador era il terminale offensivo perfetto di un meccanismo collaudato, che lo ha portato a realizzare 48 reti in 117 presenze.
Dopo tre stagioni lascia la Lazio per approdare in bianconero, alla Juventus. Con 25 miliardi la compagine torinese lo porta a Torino, dove nei piani di Lippi doveva completare uno spettacolare tridente offensivo con Del Piero e Trezeguet. Gli inizi in bianconero sono incoraggianti, ma ben presto il giocattolo si guasta. Dapprima un rigore sbagliato nel derby con il Torino, che lo abbatte moralmente; quindi la distorsione dei legamenti del ginocchio contro il Bologna.
L'inattività lo imbolsisce e non tornerà più quello di un tempo, tanto che la Juventus decide di cederlo in Sud America. Nel River Plate prima e nell'amata Universidad de Chile dopo, da vita al più classico dei "canti del cigno", chiudendo la carriera nel 2008 all'età di 34 anni.

Attaccante potente e dal senso del goal innato, Marcelo Salas è stato uno dei grandi attaccanti di fine anni 90'. 173cm per 75 kg di peso era un vero e proprio "toro", inarrestabile quando partiva palla al piede. Il suo fisico massiccio, unito ad un piede sinistro davvero delicato, rendono Salas uno dei migliori centravanti degli ultimi 20 anni. La sua forza è stata, però, anche il suo limite. Non appena il suo ginocchio ha fatto crac, il suo fisico non è più riuscito a recuperare la forza e la potenza dei giorni migliori. Un pò come Bobo Vieri, anche Salas aveva bisogno di star bene per rendere al massimo. Rispetto al bomber italiano, con il quale ha fatto coppia nella Lazio, Salas aveva meno istinto da "killer" e più abilità nel dribbling. La sua potenza, unita alle sue doti tecniche, lo rendevano un attaccante duttile. In grado di giostrare da prima come da seconda punta, era la fortuna di ogni allenatore, che poteva scegliere se affiancargli una vera punta o un fantasista.
Chiusa la carriera di giocatore, ora Salas è dirigente, con il ruolo di direttore sportivo dell'Unión Temuco.

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